Sono trascorsi ben 31 anni da quando il Giudice Rosario Angelo Livatino, proclamato Beato nel maggio scorso venne ucciso dalla mafia in un agguato scattato lungo la statale 640 Agrigento- Caltanissetta. Era il 21 settembre del 1990. Ed ieri la giornata della memoria. Prima una messa, officiata nella chiesa di San Domenico a Canicattì, la stessa che Livatino frequentava da giovani con i suoi genitori e probabilmente quella che ospiterà le spoglie del Beato attualmente al cimitero Comunale subito dopo l’omaggio floreale alla stele fatta erigere dai genitori che ricorda il luogo esatto dell’agguato dove il giudice venne freddato dai killer. Ieri, in chiesa ad officiare la celebrazione eucaristica c’era il vicario dell’Arcivescovo  Monsignor Alessandro Damiano, don Giuseppe Cumbo. Accanto a lui il clero cittadino e sull’altare la reliquia di Livatino, la camicia insanguinata che indossava proprio il giorno del massacro. Alla funzione religiosa erano presenti, il Prefetto di Agrigento, Maria Rita Cocciufa, il Questore Rosa Maria Iraci, il comandante provinciale dell’arma dei carabinieri il colonnello Vittorio Stingo, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Rocco Lo Pane, il dirigente della Dia, Roberto Cilona, il sindaco Ettore Di Ventura. Autorità civili, religiose e militari. “Quello che è accaduto 31 anni fa- ha detto il prefetto di Agrigento Maria Rita Cocciufa- non solo non deve accadere più ma quei valori di cui  questa persona: semplice, umile, si è fatto portatore devono continuare ad accompagnare il nostro lavoro il nostro cammino. Trovo- aggiunge il Prefetto- tanta consapevolezza nei ragazzi, purtroppo non sempre la stessa consapevolezza la denoto in altri contesti soprattutto nelle persone più adulte perché vi è una mentalità all’assuefazione. Io penso che- conclude Maria Rita Cocciufa- che nella disgrazia perché questo è stato un evento luttuoso terribile, questa provincia deve continuare a trarne linfa per lavorare tutti insieme ad un futuro migliore”. “Trarre esempio- ha aggiunto il colonnello Vittorio Stingo- da quello che Livatino ha fatto per questa comunità e trasformarlo in qualcosa di concreto diventando appunto diventando tutti quanti credibile. Oggi – conclude il comandante provinciale dell’Arma- agli agrigentini va un messaggio di gioia e positività perché tutto quello che è Legalità e Giustizia avrà sempre il sopravvento”