Poliziotto spara a nomade che rubava: Nove mesi di condanna per l'agente e 60 mila euro di risarcimentoIl Ministero dell’Interno condannato a pagare 60mila euro. Poi la beffa: nessuna spesa legale risarcita al suo avvocato, a cui spettavano 11mila euro. Ne parla Elisa Sola sul corriere della sera Un versamento da 60mila euro da parte del Ministero dell’Interno sul conto corrente di un nomade senza permesso di soggiorno coinvolto in un furto (e colpito da un proiettile durante la fuga). Poi la beffa: nessuna spesa legale risarcita al suo avvocato, a cui spettavano 11mila euro. A volte il destino – e il sistema giudiziario – crea situazioni paradossali. Come il caso di Magaiber Sulejmanovic, rom nato nel 1992 a Torino che non ha mai regolarizzato la propria posizione sul territorio. Un cosiddetto «abusivo» che vive in uno dei tanti campi non regolamentati, dedito ai furti. Uno degli ultimi era avvenuto il 15 dicembre 2013. Il bottino, una Fiat Uno. Il nomade era stato fermato mentre fuggiva a un posto di blocco della polizia in corso Unione Sovietica. Non si era fermato ed era ripartito a fortissima velocità. Durante l’inseguimento erano partiti dei colpi di pistola da parte di un poliziotto. Uno di questi, al posto di forare la gomma era rimbalzato nella schiena di Magaiber. Le lesioni lo avevano reso semi-paralitico. Anche se Sulejmanovic non aveva perso la grinta. Due anni dopo l’incidente era stato visto guidare con le stampelle a bordo di un’altra auto rubata, mentre fuggiva sulla tangenziale. La stradale, per prenderlo, aveva chiuso la carreggiata e dopo un inseguimento da film il nomade era stato definitivamente bloccato alle porte di Venaria. Ma questa è un’altra storia. Per le lesioni alla schiena avvenute durante il furto della Uno, l’agente era stato condannato a nove mesi. A Magaiber, per aver rubato la macchina, erano stati inflitti undici mesi di reclusione. Il suo avvocato, Domenico Peila, aveva deciso di chiedere un risarcimento al datore di lavoro del poliziotto imputato: il ministero dell’Interno. Fatto e ottenuto. Il giudice Paola Meroni aveva ordinato una provvisionale immediatamente esecutiva da 60mila euro. Come da sentenza di condanna pronunciata il 14 dicembre 2016. Il procedimento è proseguito, a oggi manca soltanto la Cassazione. Nelle scorse settimane al nomade è arrivato il denaro. E sempre a lui lo Stato avrebbe dovuto versare le spese legali, da girare al difensore. “Peccato che il Ministero non voglia pagarmi — denuncia l’avvocato Peila —. È emerso, da un controllo recente dell’Agenzia delle entrate, che il mio assistito ha evaso il fisco per 8mila euro di multe non pagate. E quindi è stato deciso che quel debito verrà sottratto dall’ammontare delle spese legali di cui il giudice ordinò il risarcimento”. Morale: il nomade irregolare ha incassato 60mila euro. L’avvocato penalista, ovviamente incensurato, cittadino dalla vita specchiata, ha lavorato gratis per cinque anni e non vedrà mai un euro. Anche perché il suo assistito è ben lontano dal proposito di fargli «un’offerta» attingendo dal suo nuovo tesoretto. Chissà cosa ne pensa il neo ministro Matteo Salvini, che da giorni annuncia un censimento per i rom come Sulejmanovic, da tutta la vita in Italia senza aver mai pagato le tasse.