Assolti perché il fatto non sussiste e comunque non costituisce reato. E’ questa la sentenza emessa dal Gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto a carico di tre chirurghi sino a qualche mese addietro in servizio presso l’ospedale Barone Lombardo di Canicattì.

Si tratta dei medici, Mauro Zanchi 60 anni, Alfonso Maiorana 68 anni e Fabrizio Cremona 36 anni. Il processo  nei confronti dei tre professionisti si è svolto con il rito abbreviato. La vicenda è legata alla morte della  signora Febbronia Cirami 69 anni di Canicattì, avvenuta nel marzo del 2020.

Erano stati i familiari della signora deceduta a presentare denuncia alle forze dell’ordine dopo la morte perché ipotizzavano delle negligenze che sarebbero state commesse dai medici in servizio presso il reparto di chirurgia dell’ospedale di Canicattì.

Secondo l’accusa, la donna sarebbe stata sottoposta ad un intervento di colicisti nonostante avesse un quadro clinico complesso dovuto da un tumore che non era stato diagnosticato nonostante fosse stata sottoposta ad una Tac.

L’intervento, sempre secondo l’accusa avrebbe provocato delle lesioni al fegato della donna che si sarebbero rivelate mortali. L’imputazione per Zanchi, Maiorana e Cremona era quella di omicidio colposo.

Nel corso della sua requisitoria il Pubblico Ministero Chiara Bisso aveva chiesto la condanna per gli imputati a dieci mesi di reclusione. La sentenza del Gup è stata emessa martedì pomeriggio. Nell’ambito della stessa vicenda è finito a processo pure Antonio Limblici, 33 anni, collega dello stesso reparto degli altri tre imputati.

La difesa, tuttavia, ha adottato una strategia processuale diversa ed è stato rinviato a giudizio. Il dibattimento si celebra davanti al giudice monocratico Michele Dubini.

Nel registro degli indagati la procura di Agrigento per questa vicenda aveva indagato altri medici in servizio presso l’ospedale San Giovanni di Dio ma dopo avere esaminato la consulenza del proprio medico legale aveva archiviato la loro posizione rinviando a giudizio soltanto i medici che l’avevano operata. Gli imputati sono stati difesi dagli avvocati: Posante, Zanchi, Pastorello, Tricoli e Miceli.