La seconda sezione penale della Corte d’appello di Palermo ha confermato la condanna a otto mesi di reclusione e al risarcimento dei danni da quantificare in sede civile per un pediatra, F.M., in servizio presso l’ospedale Barone Lombardo di Canicattì.
Il medico è stato ritenuto responsabile dell’omicidio colposo di un neonato, deceduto nel marzo 2017 a causa di una mancata diagnosi tempestiva.
Il caso
Nel marzo 2017, P.V. si era recata all’ospedale di Canicattì per dare alla luce il suo terzo figlio. Il parto, durato circa 20 minuti, si era concluso con la nascita di un bambino apparentemente sano.
Tuttavia, il neonato presentava difficoltà respiratorie dovute all’aspirazione di meconio, una condizione nota come sindrome da aspirazione di meconio (SAM).
Secondo l’accusa, i medici non avrebbero diagnosticato in tempo il problema né adottato le necessarie manovre per liberare i polmoni del piccolo. Inoltre, non si sarebbero attivati tempestivamente per il trasferimento del neonato presso l’unità di terapia intensiva neonatale (UTIN) più vicina, situata all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. Nel giro di poche ore, la situazione è precipitata e il neonato è deceduto.
Il padre del bambino, rappresentato dall’avvocato Ignazio Valenza, ha sporto denuncia contro i pediatri F.M. e A.S., in servizio presso il reparto di neonatologia del nosocomio. Entrambi sono stati accusati di omicidio colposo.
Percorso processuale
I due imputati hanno scelto riti processuali differenti: F.M. ha optato per il rito abbreviato subordinato all’espletamento di una perizia medico-legale, mentre A.S. ha scelto il rito ordinario.
Nel processo di primo grado, il gup di Agrigento Francesco Provenzano ha disposto una perizia tecnica, che inizialmente attribuiva la responsabilità principale alla struttura sanitaria, sollevando in parte il medico. Tuttavia, le conclusioni sono state contestate dai periti di parte e dall’avvocato della famiglia.
Nel febbraio 2023, il gup ha accolto le richieste dell’avvocato Valenza e ha condannato F.M. a otto mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese legali e al risarcimento dei danni da liquidare in separata sede civile.
Appello e sentenza definitiva
F.M. ha impugnato la sentenza di primo grado, portando il caso davanti alla Corte d’appello di Palermo. Nel corso del giudizio, è stato nominato un nuovo collegio peritale di esperti nazionali, che ha confermato la tesi accusatoria sostenuta dalla parte civile e dal gup.
La Corte d’appello ha ribadito la responsabilità del medico, confermando integralmente la condanna a otto mesi di reclusione e il risarcimento del danno.
Risvolti umani e legali
Questo caso di presunta malasanità ha suscitato grande attenzione pubblica, sottolineando l’importanza di una diagnosi tempestiva e di un’adeguata gestione delle emergenze neonatali. Resta ancora pendente il procedimento a carico del secondo medico imputato, A.S., che prosegue con il rito ordinario.
Una tragedia che lascia un vuoto incolmabile nella famiglia del piccolo e che segna un momento cruciale per la giustizia legata alla responsabilità medica in Italia.