“Oggi non è più la stessa Sicilia di trenta anni fa. Molte cose sono cambiate nelle coscienze dei Siciliani dopo gli omicidi di magistrati, uomini delle istituzioni, rappresentanti delle forze dell’ordine. Ma non occorre abbassare la guardia nella lotta alla criminalità organizzata”Sono queste le parole dell’avvocato Roberto Saetta, figlio del giudice Antonino e fratello di Stefano entrambi uccisi dalla mafia il 25 settembre del 1988 in un agguato scattato lungo la statale 640 Agrigento- Caltanissetta in contrada “Giulfo”. Frasi pronunciate dall’avvocato Saetta, durante le commemorazioni organizzate ieri a Canicattì per ricordare il sacrificio del Presidente della Corte d’Appello e del figlio.

“Ogni doloroso passo- aggiunge Roberto Saetta- consistito nell’omicidio di un magistrato, di un rappresentante delle forze dell’ordine da parte della mafia ha portato avanti la coscienza civile ed oggi l’aria che si respira in questa isola non è uguale a quella di quando vennero uccisi mio padre e mio fratello. Trent’anni fa-aggiunge il figlio del magistrato ucciso- c’era da parte della gente una sorta di vicinanza morale a Cosa Nostra.

Adesso si ha un nozione molto più chiara di quello che è la mafia e vi è un distacco molto più evidente anche se la criminalità organizzata purtroppo è sempre molto presente nel nostro territorio anche se è diventata meno pericolosa, meno aggressiva, non ha ucciso più per fortuna uomini delle istituzioni anche oggi continua a vessare molte realtà imprenditoriali del settore agricolo, dell’edilizia, che devono sottostare alle logiche mafiose.

Si sono fatti- conclude Roberto Saetta- tanti passi avanti nella repressione giudiziaria nella lotta a Cosa Nostra ma ancora c’è tanta strada davanti”. Ed ieri il giudice Antonino Saetta ed il figlio Stefano sono stati ricordati nella loro città con due iniziative.

La prima la cimitero comunale la seconda presso la chiesa di San Diego dove è stata celebrata una messa alla presenza dei familiari, delle istituzioni, civili, religiose e militari. Poi la deposizione in contrada Giulfo, lungo la statale 640 luogo dell’agguato di una corona di fiori. Anche in questo caso presenti rappresentanti della magistratura, delle forze dell’ordine, delle istituzioni cittadine.