Si è svolto ieri mattina l’incidente probatorio in cui è stato portato alla sbarra degli imputati il nigeriano John Ogais detto “Rambo” con l’accusa di tortura e omicidio. Le otto vittime, provenienti da diversi centri d’accoglienza in Sicilia, che sono state chiamate a riconoscere il loro carceriere, hanno raccontato al processo i terribili supplizi subiti all’interno del “ghetto di Ali il libico”, una via di mezzo tra una prigione e una stazione di transito situata in Libia, in cui i migranti venivano torturati, minacciati con armi da fuoco e privati di ogni avere, al fine di poter ottenere dai propri familiari il versamento della somma necessaria quale prezzo della liberazione. Dal dibattimento si è appreso che ai familiari venivano pure mandati dei video in cui i loro cari venivano seviziati con tubi di plastica e cavi elettrici per convincerli a pagare una volta per tutte. Rambo, insieme ad un suo complice ghanese Sam Eric Ackom, chiamato “Fanti”, si divertivano inoltre a violentare sessualmente le donne dirette in Sicilia. I due trafficanti sono arrivati a Lampedusa nel marzo scorso cercando di confondersi con gli altri migranti, ma poi sono stati prontamente riconosciuti dalle presenti vittime e fermati dalle forze dell’ordine per poi essere condotti in carcere in attesa del processo.