Gift Deji, detto Sofi, nigeriano di 21 anni, è stato fermato dalla Polizia di Stato su disposizione della Dda di Palermo in quanto sospettato di far parte di un’associazione per delinquere di carattere transnazionale, dedita alla tratta di persone, sequestro, violenza sessuale, omicidio aggravato e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo stato di fermo è stato eseguito dalla Squadra Mobile di Agrigento coordinata da Giovanni Minardi, con la collaborazione dei colleghi di Crotone. Nello specifico, il nigeriano è stato riconosciuto come uno dei responsabili delle torture e sevizie realizzate all’interno della safe house di “Alì il Libico”, in cui inizialmente sarebbe stato uno dei tanti migranti in attesa di partire e successivamente – secondo l’accusa – pur di affrontare la tratta gratuitamente, si sarebbe offerto di entrare a far parte del gruppo di criminali iniziando a torturare i poveri prigionieri con dei cavi elettrici collegati alla corrente elettrica. Insieme a Deji inoltre, l’attività investigativa delle forze dell’ordine ha permesso di raccogliere validi elementi probatori a carico di un altro nigeriano anni, di John Ogais, detto Rambo, il quale, stando ai racconti delle vittime, si prestava più volte a torturare i migranti tenuti in ostaggio presenti all’interno del ghetto, colpendoli in diverse parti del corpo con molta violenza, utilizzando addirittura una cintura in cuoio e tubi di gomma.