Nominato il nuovo Presidente della Consulta dell’AICA Alvise Gangarossa, da anni fattivamente impegnato civicamente per l’acqua pubblica a tutela delle Comunità, Cittadini ed Imprese. 

È Alvise Gangarossa il nuovo presidente della Consulta di AICA, l’azienda idrica che gestisce il servizio idrico integrato in provincia di Agrigento.

Gangarossa, 37enne, designer/progettista originario di Raffadali e rappresentante del coordinamento Titano, è stato eletto all’unanimità dei componenti e succede alla presidenza all’avvocato Giuseppe Di Miceli, che si era dimesso dalla carica pochi giorni fa per impegni professionali.

Nella stessa seduta assembleare, la Consulta, composta da otto associazioni — Konsumer Italia, Coordinamento Titano, A testa alta aps, Agrigento Punto e a Capo, Centro Studi De Gasperi, Codacons Agrigento, Comitato Civico Cantavenera ed Ethikos aps — ha votato anche un importante atto sulle criticità sin qui rilevate e sui correttivi da intraprendere.

L’atto nei prossimi giorni sarà sottoposto al c.d.a., al collegio dei sindaci revisori e al presidente dell’assemblea dei soci di AICA nonché al presidente di ATI, ai Sindaci dei comuni soci e trasmesso, per conoscenza, anche al Prefetto di Agrigento.

«Con questo atto» — dichiara il neo-presidente Gangarossa — «si prosegue nel percorso intrapreso volto alla tutela del servizio idrico pubblico e dell’utenza, attraverso le attività che competono alla Consulta, a cui lo statuto di AICA assegna una funzione non solo consultiva e propositiva ma anche di vigilanza, specie con riferimento alla realizzazione degli obiettivi e delle voci del piano- programma».

«Alle polemiche sollevate, in modo strumentale e distorto, da quelle associazioni che non hanno mai partecipato ai lavori della Consulta» — continua Gangarossa — «rispondiamo con le azioni concrete e la volontà di mettersi in gioco per il bene comune con indipendenza e autonomia; quelle necessarie per denunciare le condizioni di sofferenza in cui versa il gestore del servizio idrico e che lo espongono al rischio di futura ri-privatizzazione. Eventualità, questa, che la Consulta e le otto associazioni che oggi la compongono cercheranno di scongiurare con fermezza, nell’interesse degli utenti e delle comunità locali».