Prosegue la lotta alla criminalità organizzata nella provincia di Agrigento. La Direzione distrettuale Antimafia infatti, ha chiesto la requisizione dei beni del boss Francesco Ribisi, condannato definitivamente con l’accusa di essere stato il nuovo numero due di cosa nostra Agrigentina. Nel dettaglio, nella mattinata di ieri si è celebrata l’udienza davanti ai giudici della prima sezione penale misure di prevenzione, dove il pubblico ministero ha chiesto l’applicazione della sorveglianza speciale per il massimo di 5 anni nei confronti di Ribisi su cui tra l’altro pende un processo in Cassazione dove rischia una condanna a 15 anni e 4 mesi. Il provvedimento in questione quindi, che è operativo solo dopo la scarcerazione, prevede sia delle restrizioni della libertà personale in considerazione della pericolosità sociale sia la confisca di due ditte commerciali, alcuni appezzamenti di terreno, cinque fra conti correnti e rapporti bancari nonchè tre appartamenti. Gli avvocati difensori, Daniela Posante e Giuseppe Barba, hanno ovviamente chiesto il rigetto di tutte le richieste sostenendo che si tratta di beni del tutto proporzionati ai redditi dichiarati e che non sono stati acquisiti in ragione dell’appartenenza di Ribisi a cosa nostra. A giorni la decisione definitiva.