Sono anni di profonde trasformazioni per tutto il settore dell’automobile. Da un lato, l’obiettivo è quello di ripristinare i livelli di mercato pre-pandemici, dall’altro appare sempre più urgente adattarsi e rispondere adeguatamente alle nuove esigenze dei consumatori e ai trend del mercato. Tra questi, uno dei più visibili negli ultimi anni è la rapida ascesa dell’usato: vista anche la congiuntura economica non particolarmente florida, per tante persone acquistare un’automobile di seconda mano è un’opzione preferibile rispetto all’acquisto di un veicolo nuovo di zecca. Ma il web, da questo punto di vista, offre grandi opportunità anche per quanto concerne i ricambi usati, grazie alla diffusione di piattaforme dedicate a questo tipo di mercato.

Tra quelle che vantano una grande reputazione c’è Ovoko, la cui autorevolezza discende dalla qualità del servizio, come raccontano le recensioni degli utenti, e dalla grande quantità di pezzi disponibili, dal volante al tachimetro auto, ulteriori informazioni su questa componente qui https://ovoko.it/elenco-delle-parti/dispositivi-interruttori-sistemi-elettronici/dispositivi/tachimetro-quadro-strumentii. In questo articolo, invece, ci interroghiamo sul futuro del settore automotive e sulla sua faticosa transizione verso una piena sostenibilità.

Modelli sostenibili e auto di proprietà

Mentre l’urbanizzazione corre e le automobili diventano beni sempre più desiderati e desiderabili, è sempre più urgente e necessario creare un modello di sviluppo che sia realmente sostenibile, ma non è un compito facile. Nell’Europa Centrale e Orientale, in particolare, si riconosce storicamente una certa predilezione per l’auto di proprietà, il che contribuisce all’aumento del numero di veicoli circolanti, una notizia non affatto positiva per l’ambiente. Questo appare ancor più evidente laddove la copertura o l’efficienza del trasporto pubblico non è sufficiente a garantire valide alternative all’automobile personale. L’Unione Europea sta, anche per questo motivo, intensificando la sua pressione sulle città meno reattive al cambiamento con l’obiettivo di rendere più sostenibile la mobilità urbana non soltanto estendendo e migliorando il servizio dei mezzi pubblici, ma anche contribuendo alla diffusione di mezzi privati meno impattanti sull’ambiente per quei cittadini che non possono farne a meno per un motivo o per un altro.

Gli obiettivi a breve termine sono inefficaci?

Le strategie per raggiungere questi obiettivi, inevitabilmente, sono anche e soprattutto un fatto politico. Gli ultimi anni hanno visto la grande crescita di popolarità dei partiti populisti, che tendono a enfatizzare concetti come la sovranità nazionale e i valori tradizionali, spesso in contrapposizione alle politiche e alle istanze portate avanti dall’Unione Europea. I leader populisti sono spesso capaci di far breccia nell’opinione pubblica sostenendo la necessità di interventi contro le disuguaglianze economiche, la corruzione e il potere delle élite, viste come antagoniste dell’interesse dei cittadini comuni. In generale, il populismo tende a cercare e offrire risposte rapide ai bisogni più immediati dei cittadini e quindi tende a focalizzarsi sugli obiettivi a breve termine. La creazione di un modello di sviluppo più sostenibile, invece, secondo quanto osservano esperti internazionali, sembrerebbe richiedere ragionamenti su orizzonti temporali più ampi, con pianificazioni collettive e cambiamenti, in alcuni casi, anche netti.

Politica e stili di vita: la loro influenza sulle abitudini degli automobilisti

Per le ragioni descritte nelle righe precedenti, non stupisce che spesso le narrazioni generalmente definite populiste conquistino i cittadini meno sensibili nei confronti di questo tipo di cambiamenti. Il mezzo di proprietà offre, inevitabilmente, maggiore flessibilità e imporre trasformazioni drastiche, fra cui il passaggio ai trasporti pubblici o alle biciclette, può essere visto come una minaccia alla propria libertà e al proprio stile di vita, per il quale l’automobile personale appare spesso come un elemento imprescindibile.

Automotive: chi guiderà la transizione verso la sostenibilità?

Il modello dei 15 minuti può essere una soluzione

Di questo tema si è parlato recentemente anche in Italia, ma l’idea è stata sviluppata originariamente da un professore della Sorbona. Quando si parla delle città o dei quartieri “da 15-20 minuti”, in genere, ci si riferisce a modelli nei quali i residenti possono raggiungere qualsiasi posto sia necessario per soddisfare le principali esigenze in non più di 15-20 minuti di cammino o di bicicletta. Questo, senza dubbio, contribuirebbe notevolmente a ridurre l’utilizzo di automobili e, di conseguenza, emissioni e inquinamento.

Ma è altrettanto evidente come questa non possa essere l’unica strada da seguire: la transizione del settore automotive verso la piena sostenibilità passa anche per una corretta sensibilizzazione e promozione dell’elettrico, compresa una maggiore diffusione delle colonnine di ricarica. Senza adeguati investimenti infrastrutturali e incentivi che possano aiutare ad abbattere i costi dell’acquisto di una nuova automobile green, appare piuttosto complicato, e probabilmente anche ingiusto, pensare di potersi attendere solo grandi sacrifici da parte dei consumatori.