Riprendono i lavori nelle campagne in vista della preparazione della prossima vendemmia dell’uva Italia e tornano in città i problemi legali al caporalato. Per questo motivo Costantin Codreanu, che da sempre a Canicattì si è occupato dei diritti dei romeni che vivono nella città nota in tutto il mondo per l’uva Italia a marchio Igp rivolge un invito ai suoi connazionali a denunciare a polizia, carabinieri e guardia di finanza coloro i quali li sfruttano, chiedendo il “pizzo” sui soldi guadagnati duramente effettuando ore massacranti di lavoro nelle campagne di Canicattì e nei comuni agrigentini e nisseni  “Io ed altri esponenti della comunità romena che vive a Canicattì e nel circondario- ha detto Costantin- abbiamo avuto in passato degli incontri con polizia, carabinieri e guardia di finanza- su questa piaga sociale del caporalato che interessa tanti miei connazionali.

L’invito che ci è stato rivolto dalle forze dell’ordine- ha aggiunto Costantin- è quello di lanciare un appello ai nostri connazionali affinché denuncino chi li sfrutta facendo nomi e cognomi, collaborando con polizia, carabinieri e fiamme gialle, aiutandoli ad identificarli. Un altro appello- conclude Costantin Codreanu- lo vogliamo rivolgere ai datori di lavoro a coloro i quali devono consegnare a fine giornata i soldi direttamente agli operai e non a coloro i quali ad esempio li accompagnano e li sfruttano.

Soltanto, in questo modo collaborando  insieme, si potrà debellare questo fenomeno dello sfruttamento nei campi che è tornato prepotentemente a farsi strada. Un fenomeno- aggiunge Costantin Codreanu – che era quasi scomparso durante la pandemia di Covid 19 che ha bloccato il settore ma che adesso è tornato prepotentemente a farsi spazio da quando nelle scorse settimane sono riprese le attività nelle campagne in vista della prossima raccolta di uva da tavola ma anche di pesche ed albicocche prodotti tipici che vengono coltivati in questo territorio a cavallo tra due province: Agrigento e Caltanissetta.

Molti romeni- conclude Costantin – negli anni trascorsi hanno trovato il coraggio di denunciare ribellandosi a questi soprusi. Tanti altri, invece, non hanno la forza perché hanno paura di perdere il loro lavoro.  Chi si ribella, infatti, l’indomani viene lasciato a casa oppure minacciato”. In passato le forze dell’ordine hanno effettuato delle operazioni che hanno portato all’individuazioni di soggetti dediti a questa attività di sfruttamento assicurandoli alla giustizia