Si è concluso il processo che ha visto come protagonisti due fratelli originari di Canicattì accusati di usura.

Il Gup del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha condannato due fratelli A.M. e G.M., rispettivamente 69 e 64 anni, di Canicattì, accusati di concorso in estorsione aggravata, ed usura.

Il giudice ha letto il dispositivo contenente la sentenza che ha previsto 5 anni di reclusione, e 20mila euro di multa, oltre l’interdizione perpetua dai pubblici uffici, a G.M. e 4 anni e 8 mesi, e una multa di 16mila euro, al fratello A.M. .

Disposta anche la confisca per equivalente dei beni mobili, e immobili fino alla concorrenza dell’ingiusto profitto conseguito, nonché di 430 mila euro trovati nelle disponibilità o riconducibili ai due fratelli e ai loro familiari.

Tutto è partito lo scorso dicembre nell’ambito dell’inchiesta “Cappio” avviata in seguito alla denuncia posta in essere da parte di un imprenditore canicattinese il quale avrebbe raccontato agli investigatori come nel 2016, in un momento di difficoltà economica, ottenne un’ingente cifra in contanti da parte di uno degli imputati da restituire a tassi di usura.

Gli imputati, difesi dagli avvocati Maria Marchese e Giovanni Salvaggio, avrebbero prestato soldi con tassi usurari ad un imprenditore che – secondo l’accusa – a fronte di 29 mila euro di prestito avrebbe “ritornato” una somma di quasi 70 mila euro (dal dicembre del 2017 al gennaio del 2019). Gli altri due episodi contestati sono un prestito da 5.800 euro, che erano stati già pagati 11 mila euro, e l’altro, 35 mila euro di prestito.

Oltre alla prima vittima gli uomini delle forze dell’ordine sarebbero riuscite a rintracciarne altre 2 una delle quali fuggita al nord per cercare di eludere le continue minacce che, stando all’accusa, avrebbe ricevuto dai fratelli canicattinesi a cui, dopo una serie di perquisizioni avvenute lo scorso Maggio, è stato ritrovato e sequestrato un tesoretto di più di 430.000 euro.

Le vittime oltre a Sos imprese e Rete per la Legalità, assistite e difese dagli avvocati Calogero Meli e Natalija Bukumirovic, si sono costituite parte civile.