Deportazione. E’ questa la parola pronunciata più volte durante il comitato spontaneo che si è dato appuntamento nella giornata di ieri davanti ai cancelli dell’Istituto Burgio-Corsello di Canicattì in seguito alla notizia della sua imminente chiusura. Esponenti della politica locale, cittadini, giornalisti e gli stessi dipendenti della struttura hanno dunque presenziato alla protesta disquisendo sulle cause che hanno portato un istituto assistenziale con ben oltre un secolo di storia (135 anni), nonché giudicato un punto di eccellenza in tutto il territorio siciliano, alla soglia della sua debacle finale con conseguenze nefaste per una delle fasce più deboli della nostra comunità. Vari sono stati i temi discussi durante il sit in, quali il silenzio tacito delle istituzioni comunali che avrebbero fatto passare in sordina la cessazione dell’attività dell’Ipab, l’identificazione del responsabile materiale dell’indebitamento che ha portato il trasferimento o meglio, la deportazione dei delicati ospiti presso altre strutture proprio alla fine della propria esistenza. L’assemblea si è sciolta con la seria intenzione di porre in essere atti concreti al fine di salvare quello che si potrebbe considerare come uno dei patrimoni della città del Parnaso, a partire dalla convocazione di consiglio comunale straordinario aperto non solo ai cittadini, ma anche ai rappresentanti della regione per un dibattito che sia di chiarimento e salvaguardia della struttura-gioiello canicattinese.
Di Pietro Geremia