Canicattì, si trova immersa nel dolore per la scomparsa di una delle sue figure più stimate, l’architetto Carmelo Vella, tragicamente deceduto in seguito ad un incidente stradale.
In un gesto che sottolinea la profondità della perdita avvertita dall’intera città, il sindaco Vincenzo Corbo ha annunciato la proclamazione del lutto cittadino in occasione delle esequie del defunto.
La cerimonia funebre si svolgerà nella suggestiva cornice della Chiesa di Maria Ausiliatrice, alle ore 16.00 di domani, momento in cui la comunità si unirà nel ricordo e nel cordoglio per l’amato cittadino.
Ma oltre al dolore, c’è un aspetto della vita di Vella che emerge con forza in questo momento di tristezza: la sua straordinaria generosità, dimostrata attraverso la donazione dei suoi organi.
La scelta di Carmelo Vella di donare i suoi organi rappresenta un faro di speranza in un momento di oscurità. Con questo atto di puro altruismo, l’architetto continua a vivere nel cuore e nelle vite di coloro che hanno ricevuto il suo prezioso dono di vita.
È un’eredità di amore e compassione che merita il più profondo rispetto e ammirazione, un gesto che testimonia la grande umanità di Carmelo e che rafforza il legame della comunità con i valori di solidarietà e aiuto reciproco.
Nel momento del dolore, la famiglia Vella non è sola. Il sindaco Corbo, insieme a tutta la comunità di Canicattì, si stringe attorno alla moglie e alla bambina di Carmelo, offrendo preghiere e affetto per sostenerle in questa prova.
Il messaggio è chiaro: in quest’ora di profonda tristezza, la città si unisce nel ricordo di un uomo che ha lasciato un segno indelebile nella vita di molti, non solo come professionista di talento ma anche come persona di grande cuore.
La scomparsa di Carmelo Vella lascia un vuoto incolmabile in chi lo ha conosciuto e amato. Tuttavia, il suo spirito generoso e la sua capacità di fare del bene anche oltre la vita sono fonte di ispirazione.
Canicattì piange oggi un figlio esemplare, ma celebra anche l’eredità di speranza e di amore che continua a vivere attraverso il suo ultimo dono.