Riceviamo e pubblichiamo una nota stampa del consigliere comunale di Canicattì, Domenico Licata in merito alla collocazione delle reliquie del servo di Dio Rosario Livatino.

“Ad oggi, ancora nulla ci è dato sapere sulle decisioni della Curia in merito alla collocazione delle reliquie del servo di Dio Rosario Livatino.

Il silenzio assordante della Curia agrigentina su questo tema e il flebile intervento sulle ultime operazioni antimafia che hanno interessato la nostra città, in particolare il mandante dell’omicidio Livatino, manifestano ancora una volta il poco interesse che la curia agrigentina ha per la nostra città, o forse la paura di intervenire su questi fatti!

Unico intervento, a dir poco goffo ed incredibile, è quello di un pretino, il quale testualmente sui social scrive: “Livatino se ne vuole andare più vicino al tribunale: ce l’ha manifestato permettendo di fare arrestare un suo mandante”.  Un prete, novello divino Otelma, con verosimili particolari doti da medium, pare che interpreti l’aldilà, facendo intendere che il Giudice volesse scappare dalla mafia e dai suoi assassini. Affermazioni aberranti, che denotano scarsa sensibilità e altrettanta scarsa conoscenza del Giudice canicattinese. Forse egli parla veramente da una curva sud.

È risaputo come la gran parte del clero non condivida la scelta degli arcivescovi e per obbedienza non intervengono pubblicamente. Le continue riunioni con il clero locale e della forania di Canicattì al fine di “convincere il popolo”, gli interventi servili di altrettanti incensatori pronti a compiacere il loro “Pastore”, fanno presagire come gli arcivescovi della chiesa agrigentina non abbiano demorso dalla volontà di trasferire il corpo del giudice Livatino presso la cattedrale di Agrigento.

La nostra città, ad oggi, non comprende il silenzio circa la permanenza a Canicattì del Giudice Livatino in una qualsiasi Chiesa che possa garantire spazi idonei alla devozione del prossimo Beato.

Siamo di fronte ad una decisione già presa? Oppure il silenzio è solo strumentale per far maturare tempi più propizi o motivazioni strumentalmente utili a giustificare il trasferimento del corpo del Giudice ad Agrigento?

O forse, per paura delle contestazioni, corrispondono al vero le indebite pressioni della curia agrigentina in Vaticano per far comunicare la “scelta”, peraltro già decisa, al Papa, facendola veicolare come decisione del Pontefice stesso?

E mentre si cercano forsennatamente le chiavi della cappella, continua l’atteggiamento di arroganza e sufficienza in merito al legittimo, umano e religioso sentimento della città che aspira a essere essa stessa un luogo privilegiato per la venerazione delle reliquie, nonostante il desiderio di un’intera città, che attraverso il Consiglio Comunale, ha manifestato decise rimostranze alla traslazione della salma ad Agrigento.

L’immagine di una Curia che scappa dalla mafia dinanzi alle ultime vicende che hanno coinvolto la nostra città ci pone in un abisso tenebroso.

Rosario Livatino a Canicattì rimanga seme di legalità e faro di speranza del nostro territorio e della Chiesa universale.”