Quindici anni fa, un tragico incidente portò una paziente a cercare aiuto presso un ospedale provinciale, dopo aver subito una frattura al femore a seguito di una caduta accidentale.
La soluzione proposta era l’impianto di una placca avvitata per stabilizzare la frattura. Il percorso medico, però, si trasformò in un vero e proprio “calvario”.
L’intervento chirurgico iniziale, effettuato presso l’unità di traumatologia e ortopedia dell’ospedale, si rivelò essere solo l’inizio di una lunga serie di sfide. La protesi impiantata si rivelò essere infetta da staphylococcus epidermidis, un batterio cutaneo.
Questo imprevisto spinse la donna a sottoporsi a un secondo intervento quasi immediato, che tuttavia non risolse completamente la situazione.
Costretta a ricorrere ad altre strutture mediche, la paziente intraprese un percorso terapeutico lungo e complesso per debellare l’infezione.
La richiesta di danni da parte della paziente fu infine esaminata dal tribunale di Sciacca, che ha deciso di quantificare l’importo del risarcimento a oltre 100mila euro.
Un verdetto che l’Azienda Sanitaria Provinciale (Asp), responsabile dei danni, ha accettato senza presentare appello.
La sentenza sottolinea il lungo e difficile cammino affrontato dalla donna e sancisce il riconoscimento del suo diritto al risarcimento per il calvario medico subito.