Sostenibilità, solidarietà generazionale, formazione 4.0. Ma anche un piano choc per le infrastrutture, una pubblica amministrazione 4.0 e un welfare sostenibile.
Sono i sei punti  del patto generazionale sottoscritto oggi, a Catania, dal presidente dei  Giovani imprenditori siciliani di Confindustria, Gero La Rocca, dal  viceministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Giancarlo Cancelleri,  e dal governatore Nello Musumeci, in occasione dell’incontro “Una  impresa a Statuto Speciale”. 
Obiettivo: gettare le basi affinché la  decisione dei giovani siciliani di emigrare sia sempre e solo una scelta  e mai una necessità. “Abbiamo messo sul tavolo sei punti – afferma La  Rocca -: su tre ci siamo impegnati noi e su tre abbiamo chiesto  l’impegno della classe politica.
 Vorremmo che questa stagione venisse  ricordata come quella in cui la classe dirigente ha saputo invertire la  rotta, in cui si è tornati ad avere fiducia e a costruire il futuro. 
Noi  non intendiamo sottrarci alle nostre responsabilità. Abbiamo fatto una  scommessa, ma da soli però non possiamo vincerla. È per questo che  chiediamo lo stesso impegno e la stessa responsabilità non solo a chi  governa, ma alla classe politica nel suo insieme, a ciascun  rappresentante dei cittadini siciliani a tutti i livelli, regionale,  nazionale ed europeo”.
Ecco i tre punti dei Giovani imprenditori: imprese sostenibili (non è  più possibile pensare ad una impresa scissa dal rispetto  dell’ambiente); giovani che assumono giovani (solidarietà generazionale  significa under 40 che si impegnano ad assumere under 40 con un taglio  del cuneo fiscale); formazione 4.0 (i Giovani imprenditori sono a  disposizione del Ministero dell’istruzione e delle Università al fine di  costruire programmi di studio che rispondano alle esigenze di mercato).
Alla politica spetta invece il compito di garantire le condizioni di  contesto affinché la Sicilia possa essere attrattiva e competitiva. E  quindi: un piano choc per le infrastrutture (occorre un impegno concreto  affinché il capitolo infrastrutture, materiali e immateriali, venga  inserito tra le priorità del Paese); pubblica amministrazione  4.0 (qualsiasi sforzo una impresa possa fare per stare sul mercato è  reso nullo da una pubblica amministrazione inefficiente e  inefficace); un welfare sostenibile (il welfare oggi si chiama famiglia.  Ma questo non è sostenibile. Occorre garantire un piano reale  d’inclusione sociale).
“Il rilancio della Sicilia e in generale del Mezzogiorno – ha detto  il vicepresidente dei Giovani imprenditori di Confindustria, Riccardo Di  Stefano – passa proprio dal rafforzamento del tessuto imprenditoriale e  questo è un percorso che può essere intrapreso solo con una forte  collaborazione tra imprese e azione pubblica”.
“Qualsiasi strumento e qualsiasi iniziativa – ha aggiunto il  presidente del Gruppo Giovani imprenditori di Confindustria  Catania, Gianluca Costanzo – devono avere un fine preciso, ossia  renderci normali. 
Il titolo che abbiamo voluto dare all’incontro di oggi  è ‘Un’impresa a statuto speciale’, perché giornalmente, a ciascuno di  noi, si chiede di essere ‘speciale’ per competere sui mercati. Invece,  noi vorremmo essere normali e operare in un contesto normale. Ma per  questo occorre che si remi tutti nella stessa direzione, mettendo da  parte le ideologie e procedendo insieme per raggiungere il bene comune”.
Un invito raccolto in pieno dal viceministro Cancelleri e del  governatore Musumeci che, dal palco dei Giovani imprenditori, hanno  stretto il loro personale patto di collaborazione istituzionale trovando  una intesa totale sui punti proposti dalle imprese.
“Fare impresa – ha commentato il viceministro Cancelleri – fa rima  con infrastrutture, senza di queste è difficilissimo. Per la Sicilia  serve un grande piano, un piano Marshall, se lo vogliamo chiamare così.  Un piano emergenziale, di rilancio, un piano infrastrutturale che non  faccia più degli imprenditori eroi. Questo consentirà ai nostri giovani  di restare qua e non andare ad arricchire le grandi aziende del nord  Italia e dell’Europa. 
Tutto questo fa parte di un patto tra le parti e  si aggancia proprio con il patto che oggi ci hanno proposto i Giovani  industriali: non è più il momento della lamentela fine a se stessa, ma  della giusta lamentela con delle soluzioni. Noi ci siamo”.
 “Il confronto con gli operatori economici – ha ribadito Musumeci – è  sempre una ricchezza sia per chi sta da parte della produzione sia per  chi deve creare le condizioni affinché un imprenditorie possa investire e  possa produrre. Abbiamo il dovere di accostarci con umiltà a chi vive  ogni giorno in trincea e quella siciliana è una delle trincee più  difficili e più sofferte. Oggi abbiamo sottoscritto un patto con i  Giovani imprenditori e i patti quando si sottoscrivono vanno  rispettati”.
“Ormai da un anno – ha ricordato il presidente dei Giovani  imprenditori siciliani, La Rocca – colleghiamo le nostre attività a un  hashtag, #restoinsicilia, che è insieme un monito e un incoraggiamento  che rivolgiamo a noi stessi e ai giovani che incontriamo. 
Uno sprone a  non mollare. Sì, perché troppo spesso come in un lapsus automatico il  nostro #restoinsicilia diventa #resistoinsicilia. E oggi con la firma di  questo patto vogliamo dare il via a un cambiamento”.
L’analisi delle cause di questa “resistenza” e le possibili soluzioni  sono stati al centro delle tre tavole rotonde della giornata (quale  autonomia? Analisi di una occasione mancata; prospettive e idee per la  creazione di valore; la Sicilia che vorrei), cui hanno partecipato  docenti universitari, politici, imprenditori, giornalisti,  rappresentanti del mondo del credito.
 Ed è proprio il credito un  argomento su cui gli imprenditori si sono soffermati, sottolineando le  difficoltà, soprattutto per le imprese giovani, di accedere ai  finanziamenti bancari. “Il Fondo Sicilia, lanciato dall’Irfis pochi  giorni fa, grazie ai soldi resi disponibili dalla Regione Siciliana – ha  annunciato il presidente di Irfis FinSicilia spa, Giacomo Gargano –  consente di finanziare a un tasso massimo dello 0,25% anche i giovani  che non possono offrire le normali garanzie che sono richieste dal  sistema bancario.
 Per accedere a questo fondo serve solo una buona idea  imprenditoriale e un progetto sostenibile dal punto di vista economico e  finanziario. L’unico requisito, oltre alla validità del business plan, è  che chi vuole chiedere il finanziamento lo faccia per sviluppare  iniziative in Sicilia”.
Una propensione verso le imprese giovanili sottolineata anche  da Giacomo Pecorari, responsabile Area Sud, divisione Imprese di Banca  Progetto: “Siamo da sempre al fianco dei giovani che possono essere un  volano alla crescita non solo della singola regione ma del nostro Paese  e, per rispondere al meglio a questa esigenza, abbiamo aperto un ufficio  di rappresentanza a Palermo così da essere presenti sul territorio e  avere un contatto immediato e diretto con gli imprenditori locali”.
La crescita delle imprese in Sicilia deve essere supportata da  strumenti finanziari adeguati e da partner che offrano un servizio  specializzato sul territorio, così come ribadito Massimiliano Vitrano,  Area Manager Factoring Sicilia di Banca Sistema: “Il factoring – ha  detto – è uno strumento finanziario in grado di sostenere in modo  concreto l’economia reale. 
Banca Sistema, dal 2015, in Sicilia ha  acquistato e finanziato un monte crediti verso le imprese fornitrici  della Pubblica amministrazione di oltre 1 miliardo, offrendo loro il  funding necessario per crescere e consolidarsi e garantendo, in diverse  circostanze, quella liquidità necessaria per portare avanti servizi  essenziali per i cittadini”.
Fonte: lasicilia.it
(https://www.lasicilia.it/video/catania/289047/giovani-imprenditori-un-patto-in-sei-punti-per-rilanciare-la-sicilia.html)












