
Punta su una delle grandi incompiute siciliane l’ultima inchiesta  della Procura di Palermo: il piano regionale sui rifiuti, da anni in  calendario e ancora non approvato. 
L’indagine che ha portato all’arresto  del «re» dell’eolico Vito Nicastri e del faccendiere vicino alla Lega  Paolo Arata, nata da un giro di mazzette per facilitare gli iter che  dovevano portare all’approvazione di progetti in materia di biometano,  ha portato all’apertura di un nuovo filone, quello appunto sul piano  regionale dei rifiuti.
L’imprenditore trapanese Nicastri è ritenuto  finanziatore della latitanza del boss Matteo Messina Denaro grande  investitore nel settore delle energie alternative.
I pm, coordinati dall’aggiunto Paolo Guido, stanno  tentando di capire se ci siano state pressioni a vari livelli  finalizzate ad avvantaggiare imprese legate ad ambienti politici  regionali e se in questo intreccio di affari e politica siano coinvolti  burocrati regionali.
Nelle scorse settimane, nell’ambito dell’indagine su  Nicastri e sulle mazzette pagate a funzionari regionali –  l’imprenditore ha fatto diverse ammissioni – sono stati sentiti dai pm,  oltre al presidente dell’Ars Gianfranco Miccichè, l’assessore alle  Attività produttive Toto Cordaro che ha spiegato ai magistrati i  passaggi ancora necessari per l’approvazione del piano regionale sui  rifiuti.
La prossima settimana, sempre nell’ambito dell’indagine Arata-Nicastri sarà sentito l’assessore regionale all’Energia Alberto Pierobon. 
I timori del M5S :«Apprendiamo da fonti di stampa che la magistratura palermitana  starebbe indagando su eventuali pressioni pervenute in fase di redazione  del nuovo Piano regionale dei Rifiuti in favore di alcune imprese. Un  fatto gravissimo – secondo i deputati regionali del Movimento 5 Stelle –  che va a sommarsi alla parallela inchiesta su Nicastri e Arata da cui  emerge un quadro oltremodo preoccupante. Alla luce di tali fatti la  Commissione Ambiente dell’Ars non può esprimere alcun parere su quello  che dovrebbe essere uno strumento pianificatorio fondamentale per  l’Isola». 
«Il nostro gruppo parlamentare – hanno aggiunto i deputati  penstastellati all’Ars – ha segnalato attraverso decine di atti  parlamentari ed esposti anomalie nelle procedure autorizzative in tutta  la Sicilia e anche nel caso specifico della discarica Oikos, rilanciando  sulla necessità di una pianificazione asseverata alle direttive  europee, rispettosa delle leggi nazionali e capace finalmente di  regolamentare il caos che ci pone fanalino di coda del nostro Paese.
 I  nemici di un piano rifiuti vero e concreto sono tanti e sono gli stessi  che vogliono che la Regione operi nell’ottica dell’emergenza per far  guadagnare a dismisura i privati. In tutta la vicenda sono stati fatti  interventi di pezzi delle istituzioni e che di certo qualcuno non ha  fatto il proprio dovere». «Riteniamo consequenziale e urgente – hanno  concluso – un chiarimento da parte del Presidente della Regione presso  le opportune sedi istituzionali».  
Fonte: lasicilia.it
(https://www.lasicilia.it/news/cronaca/319057/il-piano-rifiuti-della-regione-siciliana-finisce-sott-inchiesta-intrecci-tra-politica-e-imprese.html)












