Dopo le imperanti lamentele e il disfattismo rilevato – qualche volta a buon diritto – nel terribile 2020, ho voluto inaugurare il nuovo anno riproponendomi di porre l’accento su narrazioni costruttive e ottimiste.

Sentivo il bisogno di raccontare a me stessa e agli altri che la storia del “bicchiere mezzo pieno” è fondamentale per ritrovare fiducia e forza, specie a seguito del difficile periodo che l’umanità sta attraversando.

Credo che non giovi accartocciarsi sul “tutto fa schifo, tutto è perduto”, ma – al contrario – sia arrivato il tempo di pensare che cosa ognuno può fare, contribuendo a migliorare l’attuale società.

Grazie ai costanti incontri di lavoro con molte persone fortemente propositive, ho avuto modo in questi anni, e ancor di più nell’anno trascorso, di rendermi conto che l’Italia, fuori dai social, è ricca di gente che non molla e che – nonostante le chiare difficoltà – ce la mette tutta per risolvere problemi in silenzio, facendo per questo molto meno rumore di quello rilevato sulle piattaforme, spesso cariche di urlanti messaggi negativi che rischiano di dare un’immagine distorta della realtà.

Sono andata, allora, a ricercare persone e professionisti perseveranti per riproporre, attraverso i loro esempi, storie di speranza.

Per la prima tappa di questo viaggio – ovviamente virtuale – non ho potuto fare a meno di partire dalla Sicilia, mia terra di origine e luogo di difficoltà per antonomasia. Isola bellissima, ma abbandonata ad un destino che sembra precluderle tutte le possibilità di ripresa. E invece no, c’è qualcosa di contrario a tutto questo!

Da Trapani, ad esempio, “città dei due mari”, provincia di saline e mulini a vento, si propagano messaggi di cambiamento e di resistenza già dal secondo dopoguerra, quando Franca Viola, una donna per tutte noi, si oppose con tutta se stessa al matrimonio riparatore: una pratica non solo maschilista, ma frutto di un atteggiamento mafioso che portava gli uomini prepotenti a rapire le giovani ragazze per farne proprietà.

Immaginatela in piedi, dall’alto dei suoi fragili 17 anni dichiarare – senza esitazione alcuna – davanti al tribunale della società di quel tempo: «Io non sono proprietà di nessuno, nessuno può costringermi ad amare una persona che non rispetto, l’onore lo perde chi le fa certe cose, non chi le subisce».

Parole che hanno scardinato lo status quo del tempo, proiettando la Sicilia verso il rinnovamento culturale! Da allora Trapani è provincia aperta ed emblema di una lotta che ha assunto i colori nazionali. Nonostante l’insistenza di fenomeni mafiosi, questa zona ha cercato di rimandare un’immagine più edificante circa l’inclusione e le pari opportunità, la lotta alla mafia e ai soprusi.

E in questa parte di Sicilia sorge, in tempi molto più recenti, un’altra realtà che merita la nostra attenzione e che rimanda al proverbio latino verba movent, exempla trahunt” (le parole incitano, gli esempi trascinano). Parlo della Calcestruzzi Ericina Libera Soc. Cooperativa, la cui storia riempie di orgoglio e gratitudine i siciliani e l’Italia tutta. Il percorso della Calcestruzzi rientra tra le vittorie della lotta alla mafia.

Il volto di un’Italia che non molla, la calcestruzzi Ericina Libera promuove antimafia e green

Confiscata definitivamente nel Giugno 2000 al boss Virga, questa azienda ha avviato un impervio cammino per superare i tentativi di boicottaggio e di inquinamento mafioso. Grazie ai lavoratori perseveranti, che si sono appellati alla legge 109 del 1996 sull’uso sociale dei beni confiscati alle mafie, la vecchia Calcestruzzi Ericina è stata trasformata nella attuale Libera Società Cooperativa, gestita dagli stessi dipendenti che hanno ottenuto l’affidamento dei beni aziendali.

Questa storia di grande coraggio si spinge oltre, in direzione di azioni concrete volte a rendere questo mondo un posto migliore: nell’area dello stabilimento, infatti, è stato realizzato, sempre per volontà di questi lavoratori illuminati, un impianto di riciclaggio di inerti tecnologicamente all’avanguardia che si aggiunge agli altri circuiti di produzione rinnovati. Questo progetto, che ha l’obiettivo di trasformare gli scarti in risorse, ha dato vita ad una vera e propria filiera che consente di recuperare materiali, altrimenti destinati a finire in discarica o, peggio, abbandonati nell’ambiente.

L’importante risultato è stato reso possibile facendo squadra con le Istituzioni, quali la Prefettura di Trapani, le forze dell’ordine, la Procura della Repubblica, l’Agenzia del Demanio e la Regione Sicilia. Costanti, inoltre, l’impegno di Libera e delle imprese private e delle associazioni di categoria (Unipol Banca e Lega Coop) che si sono unite alla passione e al senso di responsabilità di chi ha amministrato l’azienda per conto dello Stato e di chi continua ancora a lavorarci.

La sinergia tra la società civile ed Istituzioni per il raggiungimento di obiettivi comuni è un connubio vincente“. In queste parole del Prefetto Fulvio Sodano il senso profondo della filosofia portata avanti dalla Liberta Soc. Cooperativa che ha edificato un muro con la scritta “Insieme si può”. Gli impianti vengono ad oggi visitati anche dalle scuole per educare i giovani al messaggio antimafia e per dar loro esempi concreti di onestà e trasparenza.

Il volto di un’Italia che non molla, la calcestruzzi Ericina Libera promuove antimafia e green

Sostenere la Calcestruzzi Ericina vuol dire fare una scelta di campo e dare forza ad una proposta che mette insieme gli ottimi prodotti con il valore doppiamente etico: NO alla mafia e No agli scarti sono i pilastri fondamentali di questa azienda, unica ospite e rappresentante italiana in Commissione Europea a Bruxelles per le sue scelte green.

Serena Milisenna