Sicilia, immigrazione, Nigeriana salvata dal mare con in braccio il figlio morto
Ancora sbarchi nelle coste Siciliane. A dare però un tocco ancora più amaro al dramma vissuto dai profughi provenienti dall’Africa è intervenuto il destino. Una donna Nigeriana di 26 anni infatti, è stata tratta in salvo dalla guardia costiera italiana, dopo aver visto la morte in faccia in alto mare sul gommone che stava affondando, avente addosso però un pesante fardello: il suo bimbo di due anni e mezzo, morto annegato che la donna ha voluto portare con se fino al Pozzallo, luogo dello sbarco. Dalle ricostruzioni delle forze dell’ordine, pare che la 26enne fosse partita sola col figlioletto per poter ricongiungersi al marito arrivato in Italia già qualche mese fa e poter riconoscere il figlio ormai deceduto. Ma una volta arrivata a Pozzallo, insieme agli altri naufraghi, è stata affidata ad una struttura protetta che si occuperà delle cure fisiche e, in particolare, psichiche per via del lutto subito. Dall’attività investigativa condotta dalla squadra mobile di Ragusa è stato appurato che 145 persone circa erano partite dalle coste libiche su un gommone, che giunto in acque internazionali, ha iniziato ad imbarcare acqua. Dopo poche decine di minuti il gommone era semi sommerso ed è stato avvistato da un elicottero della Marina Militare italiana che ha lanciato l’allarme e che ha permesso ai soccorsi di poter intervenire.