Un’operazione antimafia, con oltre 100 militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Catania, è stata eseguita tra Sicilia e Lombardia.

Finanzieri hanno eseguito un’ordinanza di misure cautelare personali e reali emessa dal Gip, su richiesta della Dda della Procura di Catania, nei confronti di 24 persone.

Agli indagati sono contestati, a vario titolo, i reati di associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi.

La Gdf ha sequestrato tre società nelle provincia di Catania e Messina che sarebbero sotto il controllo del clan, nei confronti di 24 persone indagate, a vario titolo, le accuse sono di associazione a delinquere di tipo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi.

L’operazione è stata denominata “Tuppetturu”. Nel mirino i clan Cintorino di Calatabiano, alleati dei Cappello di Catania, e i Brunetto di Giarre, storicamente nell’organigramma della famiglia Santapaola-Ercolano.

Complessivamente, si apprende, sono 37 le persone coinvolte nell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catania (pm Assunta Musella, Giuseppe Sturiale e Fabio Regolo) che scaturisce, ancora una volta, dalle rivelazioni del pentito calatabianese Carmelo Porto.

Tra le persone arrestate spicca il nome del giarrese Pippo Andò (u Cinisi) il cui provvedimento è stato notificato in carcere. Andò storicamente organico della frangia locale del sodalizio mafioso “Brunetto”, articolazione della famiglia mafiosa “Santapaola-Ercolano” (“cosa nostra catanese”), egemone nel territorio di Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Castiglione di Sicilia, era stato arrestato nel 2020 nell’operazione Jungo.