In un’incisiva operazione condotta dal Ros dei carabinieri, è stato inflitto un nuovo colpo alla rete che ha sostenuto Matteo Messina Denaro durante la sua latitanza. Gli arresti hanno coinvolto l’architetto Massimo Gentile e il tecnico radiologo Cosimo Leone dell’ospedale di Mazara del Vallo, accusati rispettivamente di associazione mafiosa e di concorso esterno in associazione mafiosa.
A loro si aggiunge Leonardo Gulotta, ulteriormente implicato nella rete di sostegno al boss mafioso.
L’operazione, guidata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e coordinata da un team di magistrati, ha visto l’impiego delle forze dell’ordine in diverse province italiane, evidenziando la vasta rete di complicità che ha permesso a Messina Denaro di eludere la cattura per anni.
Tra le accuse, spiccano le operazioni di supporto logistico e finanziario fornite a Messina Denaro, tra cui l’acquisto di veicoli sotto falsa identità e la realizzazione di esami medici clandestini. In particolare, l’architetto Gentile è sospettato di aver ripetutamente ceduto la sua identità al capomafia, facilitandone così movimenti e transazioni finanziarie sotto copertura.
Le indagini hanno inoltre rivelato potenziali rischi di infiltrazioni mafiose nei progetti finanziati con fondi europei del Pnrr, gestiti da Gentile stesso.
Il caso evidenzia anche l’uso sofisticato di mezzi tecnologici e di contatti interni nel sistema sanitario per garantire cure mediche al boss senza destare sospetti, come dimostrato dall’assistenza ricevuta da Leone durante il ricovero ospedaliero di Messina Denaro.
Quest’ultima operazione segna un punto significativo nella lotta contro la mafia, mettendo in luce non solo l’abilità di Messina Denaro di mimetizzarsi nella società civile ma anche l’estesa rete di supporto che ha reso possibile la sua latitanza per anni.
Con 14 arresti dall’inizio dell’anno e ulteriori indagini in corso, le autorità continuano a perseguire tutti coloro che hanno contribuito a sostenere le attività delitose del noto boss mafioso.