La Polizia di Stato ha quasi interamente ricostruito il quadro delle responsabilità dell’aggressione omofoba, avvenuta lo scorso 29 maggio in piazza Verdi a Palermo.

Una coppia omosessuale era stata brutalmente aggredita in via Maqueda, i due di Torino, erano in vacanza nel capoluogo e stavano cercando un albergo. I ragazzini prima li avrebbero insultati perché i due si tenevano per mano, poi li avrebbero circondati ed aggrediti.

La Squadra Mobile ha eseguito tre perquisizioni delegate dalla locale Procura della Repubblica presso il Tribunale e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minorenni a carico di un soggetto maggiorenne e di due minorenni, tutti incensurati, che a seguito di un’accurata ed approfondita analisi delle immagini tratte dagli impianti di videosorveglianza presenti sulla scena del reato.

Nell’indagine sono confluiti anche gli accertamenti effettuati sui social network “Facebook”, “TikTok” ed “Instagram”. I post hanno consentito di individuare gli autori dell’aggressione che aveva suscitato tanto clamore ed indignazione.

L’ipotesi dei poliziotti sarebbe stata confermata dall’esito delle perquisizioni che ha consentito di rinvenire e sequestrare alcuni indumenti verosimilmente indossati il giorno dell’aggressione e che sono stati immortalati da sistemi di video sorveglianza presenti in zona. I tre sono stati denunciati per lesioni personali aggravate.

L’aggressione solo perché camminavano mano nella mano. In particolare, sol perchè uno dei turisti stava percorrendo via Maqueda, camminando mano nella mano e scambiando effusioni con il compagno, erano stati oggetti di gravissime offese, con epiteti in dialetto locale, ingiuriosi e derisori, espressione di forte risentimento di natura omofoba da parte di tre aggressori.

La ferma reazione di una delle due vittime aveva inasprito la condotta dei tre che erano passati alle vie di fatto, spintonando il ragazzo ripetutamente. Dopo aver percorso circa 10 metri, la vittima era diventata il bersaglio del lancio di una bottiglia di vetro che, non colpendolo, si era infranta per terra a pochi centimetri di distanza.

Inoltre, gli aggressori, dopo averlo raggiunto e minacciato, lo avevano colpito ripetutamente con calci e pugni in viso, per poi allontanarsi e percorrere a ritroso la stessa via.