Dopo la dichiarazione in primo grado della incapacità di intendere e di volere e l’assoluzione avvenuta da parte Corte d’Assise, il sostituto procuratore generale di Palermo ha chiesto la condanna a 21 anni e due mesi di carcere di V.P., la giovane palermitana che a novembre del 2014 abbandonò la figlia appena partorita in un cassonetto, uccidendola. Tutto il dibattimento sembra avere come punto focale le perizie psichiatriche della donna per cui, secondo i periti della difesa la giovane palermitana non era in sé quando gettò la neonata, liberandosene come si fa di “un oggetto pericoloso che la mente della madre si rifiuta di considerare un figlio”. Di parere contrario sono invece i consulenti del gip, i quali ne hanno dichiarato la piena lucidità nonostante le abbiano riconosciuto un “disturbo di adattamento”.
Di Pietro Geremia