Che il cimitero sia nel mirino di vandali e ladri è risaputo, ma adesso a perdere la pazienza sono i familiari dei defunti. Tanto che, a seguito di continui furti e atti vandalici, i parenti stanno realizzando un sistema di sicurezza “fai da te”: le panchine sono assicurate con grosse catene di ferro ai pali di cemento, i rubinetti vengono sostituiti con tubi in plastica per incanalare il getto dell’acqua, i fiori artificiali hanno preso il posto di quelli naturali e a indossare gli abiti da vigilantes sono i familiari stessi, che da hanno iniziato le ronde al cimitero. In testa al gruppo c’è il signor Pietro Crisafulli, che nei giorni scorsi, dopo avere scoperto il furto della panchina in plastica posta di fronte alla tomba del figlio Mimmo, ha realizzato una diretta Facebook dal cimitero e, in poche ore, il suo video – reportage è diventato virale. «Ho raggiunto oltre 116mila visualizzazioni – precisa Crisafulli, che non riesce ancora a trattenere il risentimento, nonostante la panchina sia poi riapparsa… – e non credevo che la mia iniziativa sui social potesse avere tanto seguito. Penso che, in molti, si siano immedesimati nella mia rabbia e frustrazione. Rubare ai morti è un’azione deplorevole, non tanto per l’entità del furto, quanto per il luogo in cui viene perpetrato. La panchina come oggetto non ha alcun valore, ma è il punto di riferimento per ritrovarci io e mia moglie ancora vicini a nostra figlio, come se fosse il salotto di casa. L’ho già detto nel video, ma lo ripeto ancora adesso: chi ha tagliato la catena e ha portato via la “mia” panchina è un verme schifoso. È vergognoso togliere anche solo un fiore a un morto: equivale a profanare un luogo sacro. Non è possibile accettare che tutto ciò si ripeta ancora. Vergogna». «Ho lanciato un appello anche al sindaco, Salvo Pogliese – prosegue il signor Pietro – con la speranza di sensibilizzare l’amministrazione, così da invogliarla a mettere in atto un provvedimento che, non dico punisca i colpevoli, ma ponga fine a questo sacrilegio. Purtroppo, non ho avuto alcuna risposta e, con chiunque io abbia parlato, c’è stato sempre un rimpallo di responsabilità. Nessuno prende posizioni. È per questo motivo che noi, parenti di alcuni defunti, ci siamo riuniti in una sorta di comitato di vigilanza, istituendo a turno un servizio di ronda, che inizia oggi, con la speranza di acchiappare i furfanti o, quanto meno, di far capire che il cimitero non è più terra di nessuno». Nel frattempo, però, i furti all’interno del camposanto si susseguono uno dopo l’altro. Alla signora Martina Ferrari, sono stati rubati due grossi vasi posti davanti la tomba della madre, più volte il lucernino e poi, cosa ben più grave, è stata sfregiata la lapide del nonno. Per non parlare dei fiori, che la signora Martina ha deciso di sostituire con quelli in plastica. «Non ne potevo più – afferma – Li compravo di frequente e, puntualmente, venivano rubati. A compiere questi gesti sono certa siano persone che qui non hanno morti, perché altrimenti capirebbero quanto sia devastante la mancanza di rispetto. Seppur si tratti di piccolezze, fa male sapere che i nostri defunti non riposano in pace. La cura che abbiamo delle loro tombe è l’unico modo per continuare a occuparci dei nostri affetti non più in vita. Lasciamoli riposare sereni. A sparire sono soprattutto i fiori, che sono sicura vengono riciclati e permettono di guadagnarci su. È come se in molti speculassero sul dolore… ». Quello del furto dei fiori è, però, un business di lunga data, anche se «ora il fenomeno si verifica più frequentemente – dice il fioraio Riccardo Lanzafame – e a noi stringe il cuore quando una signora torna da noi piangendo perché i fiori comprati sono già spariti. Con i clienti si diventa amici e noi stessi li scoraggiamo ad acquistarne molti perché sappiamo che, purtroppo, non resteranno al loro posto. Ciò che più mi rattrista è vedere che tante persone fanno enormi sacrifici per mantenere decorosa la tomba del proprio caro e poi vedono vanificato ogni loro sforzo». Riferendosi al problema della sicurezza, Lanzafame non usa mezze parole: «Il cimitero è terra di nessuno e, ogni giorno, si ruba di tutto. Non dimentichiamo che, di recente, hanno portato via un ingombrante gruppo elettrogeno, difficile da camuffare e non ci spieghiamo come abbiano fatto senza essere visti. I custodi non sempre rispettano gli orari di chiusura, che spesso vengono anticipati, perché mancano i controlli. Non di minor conto è il degrado, che all’interno regna sovrano. Se dipendesse da me, risolverei questo annoso problema impiegando i detenuti colpevoli di reati minori in lavori di riqualificazione e pulizia del territorio: da una parte si inserirebbero di nuovo in un contesto sociale e lavorativo sano e, dall’altra, contribuirebbero a ridare dignità al luogo». Tra le ipotesi avanzate da quanti conoscono l’ambiente, c’è anche quella di Carmelo Sofia, che ha suggerito di affidare la vigilanza a carabinieri e poliziotti in pensione. Intanto, come già detto prima, da oggi iniziano le ronde di alcuni cittadini. Non resta che attendere e stare a vedere cosa accadrà. Fonte: lasicilia.it (https://www.lasicilia.it/news/catania/183550/al-cimitero-di-catania-scattano-le-ronde-rubano-anche-i-fiori.html)

Davide Difazio, giornalista iscritto all’albo nazionale dei giornalisti, elenco pubblicisti Sicilia, dal 09/05/2003 N° di tessera 098283, protagonista di diverse trasmissioni televisive in Rai e Mediaset ha collaborato con diverse testate giornalistiche nazionali ottenendo risultati lusinghieri. Fondatore della testata giornalistica Siciliareporter.com, in pochi anni , è riuscito a far diventare il portale un importante punto di riferimento per l'informazione siciliana.