Una situazione Kafkiana si è verificata nei giorni scorsi in un volo di linea da Catania a Roma. Un boss mafioso e il pentito che lo accusa infatti, si sono ritrovati all’interno dello stesso areo. L’estremo paradosso ha visti come protagonisti il collaboratore Francesco Chiarello e il capo della famiglia di Borgo Vecchio, Antonino Abbate, messi rispettivamente il primo nella parte anteriore e il secondo in quella posteriore. La distanza degli estremi dell’aereo non ha fermato le aggressioni verbali del boss mafioso ai danni del pentito, il quale si è visto ritorcere contro una enorme sequela di maledizioni. I due erano ovviamente guardati a vista dalle rispettive scorte, ma questo non ha proibito ad Abbate di poter inveire sul proprio accusatore. La particolare vicenda è stata appresa dopo l’udienza per il processo Fragalà direttamente dalla bocca dello stesso boss durante le proprie dichiarazioni spontanee e ha fatto luce su una lacuna molto grave delle misure di sicurezza previste in questi casi.
Di Pietro Geremia