Ogni giorno si contano sempre più focolai della temuta variante, come gli ultimi scoperti nella Marche e in Piemonte, così come anche in Lombardia.

Ogni mese “almeno un centinaio di persone che, dopo l’approdo, spariscono nel nulla, eludendo la quarantena precauzionale anti-Covid”. È la denuncia che fa Claudio Pulvirenti, direttore regionale degli Usmaf (gli Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera) in relazione alle navi della tratta Tunisi-Palermo.

Una presa di posizione che lancia una sorta d’allarme se si considera il pericolo delle nuove varianti, soprattutto la variante Delta.

La Tunisia ad oggi naviga con un ritmo di infezioni giornaliere da Covid quattro volte più veloce di quello italiano e rientra nell’elenco dei Paesi D, per i quali è previsto che i cittadini si sottopongano a tampone nelle 72 ore antecedenti l’ingresso nella Penisola, firmare un modulo di localizzazione da consegnare al vettore, comunicare all’Asp di competenza l’indirizzo di destinazione, sottoporsi ad isolamento fiduciario per 10 giorni e, una volta terminata la quarantena, a un secondo test.

Il problema, spiega Pulvirenti  «è che non tutti i tunisini in arrivo al porto di Palermo dichiarano il vero: molte volte gli indirizzi sono fittizi, tanto che le Usca, alla fine dell’isolamento, quando vanno nell’abitazione indicata per effettuare il tampone non trovano nessuno. In settimana ho scritto al console della Tunisia chiedendogli di sensibilizzare i propri connazionali sul tema. Spero che la lettera sortisca qualche effetto».

Intanto il commissario per l’emergenza Covid a Palermo, Renato Costa, è corso ai ripari: al porto vengono effettuati tamponi ai passeggeri tunisini, anche se hanno già eseguito un test nel loro Paese.