Sono stati condannati i genitori che nel 2013 avevano portato in ospedale un neonato che presentava fratture multiple in tutto il corpo. Il giudice ha inflitto una pena di dieci anni per il padre e quattro anni e otto mesi per la madre. Nessuno sconto per due genitori accusati di tentato omicidio. Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello è andato oltre la richiesta del pubblico ministero Giorgia Spiri che per l’uomo aveva chiesto 8 anni di carcere. Il piccolo che, aveva solo 3 mesi, era giunto in ospedale con diverse fratture e i genitori avevano detto ai medici che il bambino si sarebbe ferito candendo. La Tac svelò la presenza di lesioni encefaliche, piccole raccolte di sangue nel cranio e diverse fratture alle costole e alla clavicola. Il bambino non aveva la forza di reagire al dolore con Il pianto. Il bambino era stato visitato, poche settimane prima, da una dottoressa dell’ospedale e tutto era in ordine, il neonato stava bene non c’era alcun sintomo che potesse fare ricondurre i traumi a una malattia genetica. L’ipotesi più realistica era che fosse stato picchiato. Fu la madre a presentarsi spontaneamente dai carabinieri. La donna ha racconato che era il mrito ad addormentare il piccolo e , in diverse occasioni, sentiva piangere il neonato e e poi zittirsi all’improvviso. Era capitato che lo stesso marito le facesse notare delle ferite, dicendo però di non avere idea su quale potesse essere la causa. Infine la donna aggiunse che, nonostante i sospetti sul marito, aveva deciso di tacere. Sperava che con il tempo le cose cambiassero e temeva che, qualora lo avesse accusato, l’uomo sarebbe andato via di casa. Successivamente, però, quando giunse il momento di confermare le accuse in sede di interrogatorio la madre ritrattò. Non aveva mai detto quelle cose. I periti della difesa ritengono che le lesioni siano state provocate da traumi durante il parto. Di avviso opposto i consulenti nominati dal giudice Nicola Aiello. Oggi la condanna. Il bimbo, affidato a una casa famiglia, ha una paralisi cerebrale e un ritardo mentale grave che non possono essere risolti. Danni permanenti, dunque. Il giudice ha stabilito che gli imputati dovranno risarcire il bimbo con 250mila euro ma sarà il tribunale civile a quantificare il danno definitivo.