Come ogni anno, alla chiusura della scuola si fa la conta e si iniziano ad analizzare i numeri, i risultati e gli obiettivi raggiunti dell’anno scolastico appena concluso.

Con la chiusura degli esami di Stato inizia la martellante propaganda, con TV e giornali in prima linea, ad evidenziare due fattori che a prima vista sono antitetici tra di loro, gli esami di Stato ed i TEST INVALSI che stridono nel “libero” pensiero nordista sulla qualità delle scuole, della didattica, dei docenti e quindi degli allievi che vanno dall’acculturato Nord al povero ed ignorante Sud.

La “cultura” nordcentrica non riesce ad accettare che i ragazzi del sud all’esame di Stato ottengano più “lodi”  e voti alti rispetto ai ragazzi che frequentano le scuole del nord.

Mentre nei famigerati TEST INVALSI spesso non emerge questa condizione, ma livellano i due schieramenti scolastici nord/sud.

Ergo la logica nordista porta a dichiarare, fin da quando si fece la c.d. Unità d’Italia, che tutte le volte che qualcosa o qualcuno al Sud “vince”, deve esserci per forza un imbroglio, e la cosa assume i contorni di una strana fattispecie di atteggiamento “razzista” anche se nessuno, ovviamente, ha il coraggio, o meglio la dignità di ammetterlo.

E da qui partono annualmente gli attacchi al Sud per partito preso senza mai chiedersi  sulla reale utilità dei test Invalsi.

A cosa servono questi TEST, ipotizzando che siano buoni e giusti, se fin dalla loro istituzione certificano una condizione che dai risultati ottenuti non e mai cambiata?

Accusare il corpo docente delle scuole del Sud sostanzialmente di incapacità professionale e valutativa è nei fatti offensivo e razzista, non ultima la “sparata” razzista o quantomeno denigratoria, verso la scuola del sud della giornalista Concita De Gregorio.

Ma a nessuno viene in mente di andare a leggere quali siano i criteri oggettivi, validi in tutta la penisola, per assegnare la “lode” o un punteggio tra il 9 ed il 10 ad uno studente?

Ragionando secondo il pensiero razzista del nord, decine di docenti delle più svariate materie, infatti, per poter rispettare i criteri previsti per stabilire la Lode, dovrebbero mettersi in combutta tra di loro negli ultimi tre anni scolastici assegnando al predestinato annualmente, chiaramente in tutte le materie, il massimo dei voti.

Solo così facendo si può aspirare alla “lode”, e ci chiediamo perché mai questi docenti dovrebbero farlo? E quale sarebbe il loro tornaconto personale? 

Invece chiedersi se i test Invalsi siano adeguati o meno questo mai, sarebbe come mettere in discussione il Santo Graal.

I test INVALSI sono (un grande successo?) del probo e lavoratore nord voluti nel 1999 dall’allora Ministro della Pubblica Istruzione On. Luigi Berlinguer e quindi indiscutibili ed accettati “per fede”.

Ragionare sulla reale preparazione di uno studente magari senza analizzare come fattore negativo e razzista i livelli di partenza, i contesti economici e sociali, ed diritti più o meno calpestati, come l’esiguo finanziamento dello Stato verso la scuola del sud a differenza di quella del nord, ed i preconcetti geografici diventa facile e quindi è logico e ragionevole offendere, insinuare il dubbio di truffa, verso i nostri ragazzi che magari vivono in contesti urbanistici e sociali di grandi difficoltà e degrado economico che identificano le periferie della grandi città del Sud come Palermo, Catania, Reggio Calabria, Bari e Napoli e con tutto ciò riescono ad emergere.

Come Sinalp Scuola chiediamo che si smetta di offendere i Docenti delle scuole del Sud ed i loro allievi, con accuse più o meno velatamente razziste. Alle TV pubbliche e private, ed ai quotidiani nazionali chiediamo un sussulto di dignità illustrando la vera condizione di disparità economica e sociale praticata da sempre dallo Stato Italiano verso le popolazioni del Sud e della Sicilia in particolare