La Regione Siciliana, tramite l’Assessorato della Salute, ha emanato la nota prot. n. 2299/24 in linea con il “DDL Semplificazioni 2024”, introducendo nuove direttive per la sperimentazione dei servizi nelle cosiddette “farmacie di comunità”.
Questo provvedimento consente alle farmacie di erogare prestazioni sanitarie tradizionalmente riservate a personale specialistico, come diagnosi e prelievi venosi, solitamente effettuati in strutture sanitarie accreditate.
Tuttavia, questo ampliamento delle competenze delle farmacie ha incontrato una forte opposizione. La Federbiologi e altre strutture sanitarie accreditate presso il SSR, oltre a varie associazioni di settore come il Cimest e l’A.N.M.E.d., hanno impugnato la nota dell’Assessorato davanti al TAR-Palermo, richiedendone l’annullamento.
La principale preoccupazione sollevata è che queste nuove attività sanitarie vengano svolte senza il rispetto dei rigidi requisiti di sicurezza e igiene richiesti per le strutture accreditate.
L’Ordine dei Biologi della Sicilia, patrocinato dall’Avv. Girolamo Rubino, è intervenuto nel procedimento a sostegno dei ricorrenti, argomentando che la nota violava le competenze e le prerogative dei biologi. Secondo l’Avv. Rubino, consentire alle farmacie di eseguire attività diagnostiche senza la supervisione di un biologo sanitario qualificato costituisce una grave violazione delle norme di settore.
In data 11 settembre 2024, il TAR-Palermo ha accolto la richiesta di sospensione cautelare della nota, bloccando temporaneamente la possibilità per le farmacie di erogare prestazioni sanitarie nei locali separati da quelli della farmacia. Il tribunale ha fissato la trattazione del merito per il 14 ottobre 2024, data in cui si deciderà se annullare definitivamente la nota.
La decisione del TAR ha suscitato un acceso dibattito tra i vari attori coinvolti. Da un lato, l’Ordine dei Biologi rivendica la necessità di tutelare la qualità delle prestazioni sanitarie; dall’altro, gli Ordini dei Farmacisti, difesi dagli Avv. Giovanni e Giuseppe Immordino, sostengono la legittimità della sperimentazione delle farmacie di comunità.
La vicenda resta in evoluzione, con ripercussioni potenzialmente significative per il futuro dei servizi sanitari in Sicilia e per il ruolo delle farmacie nella gestione della salute pubblica.