Ai sospettosi cronici resterà comunque il dubbio se in questa storia  venga prima l’uovo o la gallina. E cioè se l’arruolamento di Guido  Bertolaso come consulente della Regione, «a un euro, come in Lombardia e  nelle Marche», sia il motivo primordiale del suo sbarco dell’Isola o  invece la conseguenza (accelerando un finale che magari sarebbe stato il  medesimo) delle polemiche sulla mancata quarantena nella «barchetta».
È ufficiale: l’ex capo della Protezione civile, dopo smentite e smentite delle smentite, è in campo per la Sicilia.  Ha incontrato il governatore Nello Musumeci – stavolta non in un  ristorante al porto di Trapani, ma nello studiolo di Palazzo d’Orléans –  sempre assieme all’assessore alla Salute, Ruggero Razza. 
«Qui non si  tratta di gestire una emergenza con letti, ma di prevenzione», dice  all’AdnKronos Bertolaso, già operativo. «Dopo il 3 giugno Musumeci farà  una conferenza stampa per presentare un pacchetto di iniziative e dirà  come intende avvalersi di me». Ma per fare cosa? «Stiamo ragionando,  parliamo di statistiche. Non c’è alcuna fretta, sono qui con loro e gli  do una mano. Vedremo la prossima settimana. Ma ancora non c’è nulla di  concreto. Non c’è bisogno di mettere nero su bianco».
 Oggi un incontro a  Catania, ma è decisiva la riunione tecnica di domani. Indizio  importante: è già in prima linea anche l’assessore al Turismo, Manlio  Messina. Ma Bertolaso non si sbilancia: «Hanno delle idee per riaprire  l’isola, ma vogliono essere cauti e proteggere i siciliani che finora si  sono comportati bene, ma anche invogliare i turisti a venire in  Sicilia». 
E così arriviamo al punto. Cioè al dossier sul quale sta  lavorando Bertolaso. Nome in codice: “Sicilia regione a turismo  speciale”. Un’iniziativa «fra le prime al mondo», un «piano basato su  protocollo sanitario e monitoraggio» (così lo definiscono nel governo  regionale), che vedrà la luce nei prossimi giorni. In coincidenza con  l’ormai scontata riapertura delle frontiere fra le regioni il 3 giugno.
Cosa c’è nella bozza del piano? A La Sicilia  risulta che non c’è nemmeno l’ipotesi di chiedere un “patentino  sanitario” ai turisti che arriveranno in Sicilia. Nonostante il  governatore della Sardegna, Christian Solinas, continui a ripetere che  Musumeci sta dalla sua parte su questa sfida al governo nazionale. 
«Il  passaporto non c’entra, stiamo studiando – è la linea di chi sta  lavorando al progetto – a una “procedura di sicurezza”. Per richiamare i  turisti a una Sicilia sicura». Più che un’assonanza, quest’ultima, è  una citazione non casuale. Perché sarà proprio “Sicilia SiCura” (l’app  già sperimentata da Razza per monitorare i siciliani rientrati da fuori  regione) uno degli elementi del piano. In pratica i turisti che  prenotano saranno invitati (o forse obbligati) a scaricare l’app, che  non prevederà però – così come la versione per i siciliani in quarantena  -alcun sistema di geolocalizzazione né intrusioni nella privacy.  Insomma: il turista non sarà braccato, ma aiutato, anche . 
L’idea è un  collegamento, in punta di telefonino, col servizio sanitario regionale:  si dovranno inserire prima della vacanza alcuni dati (compresi quelli  medici) e semmai rispondere a successivi “alert” sullo stato di salute  durante la permanenza in Sicilia.
E poi l’idea di schierare personale  sanitario dedicato ai turisti. Medici di famiglia e territoriali non  bastano, soprattutto nelle località balneari più affollate. E così, fra i  «consigli operativi» di Bertolaso, c’è il pool regionale “mobile”:  decine di medici anti-Covid. Così come il protocollo per le strutture  ricettive, con rigide regole per contenere i rischi. Ma soprattutto un  piano d’emergenza in caso di sospetti contagi: tampone direttamente in  hotel, isolamento e sanificazione di stanze e ambienti. Anche questo  potrà succedere, sotto il sole di un’estate con l’ombra della pandemia.
Fonte: lasicilia.it
(https://www.lasicilia.it/news/covid-19/344847/vacanze-in-sicilia-c-e-il-protocollo-bertolaso-no-al-passaporto-sanitario-si-al-tracciamento.html)












