Il sogno di diventare poliziotta potrà continuare a inseguirlo, nonostante la (ben visibile) farfalla tatuata sulla caviglia. A deciderlo il Tar che, con un’ordinanza, ha sospeso l’esclusione della candidata, decisa della commissione medica composta per il concorso bandito a maggio del 2017 per l’assunzione di 1148 allievi agenti. I giudici amministrativi, si legge nella motivazione, hanno riammesso alle prove l’aspirante agente, che dallo scorso 28 maggio è tornata a prepararsi. Il tribunale ha accolto il ricorso della donna – rappresentata dagli avvocati Eugenio Pini, Alessia Fiore e Flavia Marsella – per due motivi. Innanzitutto il disegno, nonostante l’ampiezza, «non è deturpante e, per il contenuto, non è indice di personalità abnorme». In secondo luogo la concorrente ha promesso di rimuovere il tatuaggio, come ha dimostrato con un certificato medico. L’odissea della candidata – nome omesso nella sentenza per la privacy – comincia verso la fine del 2017, allorché siede davanti alla commissione, chiamata a giudicare l’idoneità psicofisica della donna. Oggetto della valutazione è anche la verificare della presenza in zone visibili del corpo di disegni. La norma è conosciuta dalla ricorrente, che, pur avendo cominciato l’operazione di cancellazione, quando si presenta non può nascondere l’immagine, bella e colorata, sulla caviglia destra. La commissione cosi la giudica inidonea, notificandone il provvedimento lo scorso 2 febbraio. Alla candidata il mondo sembra caderle addosso perché vede infrangersi la sua aspirazione per colpa dell’immagine di un insetto la cui eleganza è dovuta al gene del «pittore». Lei però non demorde, si rivolge al Tar e i giudici le danno ragione: quella farfalla non è “deturpante” per continuare a inseguire il suo sogno.

Foto d’archivio

Fonte: Sostenitori.info