Si è svolta domenica 2 Giugno a Castrofilippo la “Passeggiata tra gli
Antichi Mulini ad acqua”,
organizzata dalla Pro Loco Castrofilippo in occasione dell’annuale “Giornata Nazionale delle Pro Loco d’Italia” promossa dall’UNPLI. L’evento ha riscosso notevole successo, radunando nel piccolo comune dell’agrigentino un centinaio di persone appassionate d’escursionismo e non, provenienti da comuni limitrofi quali: Agrigento, Campobello di Licata, Canicattì, Favara, Racalmuto e Serradifalco.

La manifestazione si è svolta nell’arco dell’intera mattinata e ha permesso ai partecipanti di percorrere un sentiero immerso nella natura, lungo il quale è stato possibile visitare i resti di tre mulini ad acqua seicenteschi. Il percorso è stato valorizzato dalla spiegazione storica di Calogero Serravillo, esperto di storia locale, il quale ha fornito minuziosi dettagli e aneddoti
non soltanto sui mulini, ma anche sulla storia di Castrofilippo.

Dalle opinioni raccolte è trapelato un forte stupore derivato dal ritrovarsi dinnanzi a queste opere architettoniche, ormai pienamente fuse con la natura circostante. “Speriamo possa essere la prima di una
lunga serie di eventi, alla riscoperta della nostra storia e del nostro territorio.” – ha dichiarato Costantino Sferrazza, portavoce della Pro Loco – “Il nostro impegno adesso è rivolto a valorizzare maggiormente questi siti, anche fuori dai confini castrofilippesi.

Se ciò è stato possibile” – continua Sferrazza – “si devono ringraziare: innanzitutto i proprietari dei terreni in cui ricadono i mulini, Agostino Argento, Carmelo Lo Brutto e Salvatore Sferrazza; l’amico Calogero Serravillo, che ha mostrato grande interesse e disponibilità all’iniziativa; i ragazzi del Servizio Civile Universale, che si svolge presso la sede dell’associazione: Claudia Caico, Cristian Dainotta, Ivan Geraci, Maria Mulè, Monica Mulè che, insieme a me, hanno curato l’organizzazione dell’itinerario. Si ringrazia infine la “Brucculeri Group” di Castrofilippo che ha pubblicizzato l’evento”.

Per ulteriori informazioni è possibile contattare la Pro Loco Castrofilippo al numero 3711211353, tramite l’indirizzo email info@prolococastrofilippo.it oppure sulle pagine social dell’Associazione.

BREVI CENNI SUI MULINI AD ACQUA DI CASTROFILIPPO

Ubicati tra le campagne del Castellaccio, Azzalora e Pìcciola di Castrofilippo, si trovano i resti di quattro antichi mulini ad acqua risalenti al 1600, che rispecchiano la tipica forma del mulino ad acqua siciliano. La struttura muraria di questo tipo di mulino era formata dalla successione
architettonica di un acquedotto, un bastione e la casa del mulino.

Il funzionamento dei mulini era possibile tramite l’azione dell’acqua, la cui forza era regolata dall’altezza dalla quale cadeva. Essa era convogliata tramite un acquedotto all’interno di un condotto protetto da un rivestimento murario (bastione).

Dal condotto l’acqua giungeva nella casa del mulino, in un ambiente dove si trovava una ruota metallica, del diametro di tre metri, che,
collegata tramite un fuso a un secondo ambiente soprastante, permetteva la rotazione della macina di pietra azionata da un asse verticale inserito nel fuso. La macina, di ampiezza variabile da uno a tre metri di diametro e 30 cm di altezza, ruotava sopra un’altra macina delle stesse dimensioni
posta sotto di essa.

La prima era dotata di scanalature nella parte inferiore, per permettere la
molitura del grano che era inserito tra le due macine tramite un contenitore in legno a tronco di piramide rovesciato (tramoggia). Il meccanismo adottato nei mulini siciliani è quello a ruota
orizzontale che fa corrispondere ad ogni giro della ruota un giro della mola. La farina, dopo aver subito il processo di triturazione tra le macine, viene trascinata verso l’esterno e fuoriesce da un apposito foro e raccolta in una madia o in un contenitore.

Dopo essere stata utilizzata per far girare la ruota dentro l’edificio del mulino, l’acqua defluiva verso valle ricominciando a percorrere un nuovo tratto o direttamente l’acquedotto del mulino successivo, riproducendo lo stesso modulo di funzionamento. I mulini ad acqua di Castrofilippo erano: il Mulino delle Rocche, detto anche Mulinu di Susu; il Mulino
d’Immiezzu; il Mulino dell’Azzalora, detto Mulinu di Jusu; il Mulino di S.Antonino.

Quest’ultimo era il meno adoperato perché si trovava in una posizione disagiata e spesso veniva travolto dalla potenza dell’acqua (è stato infatti ricostruito più volte). Dunque i mulini più importanti della zona, per la
quantità di grano molita, erano solo i primi tre che si trovavano in un territorio la cui conformazione naturale permetteva un’ingente raccolta di acqua che alimentava il fiume Bigini in un tratto breve di poco più di un km.

“Tirò fuori nuovamente la carta topografica ch’era servita per il piede della scrivania e andò a cercarvi il distretto di Carcarò. Era il più grande di tutti, si estendeva da Santa Elisabetta a Canicattì, passando per Aragona, Comitini, Grotte, Racalmuto, Castrofilippo. Comprendeva dieci degli
ottantadue mulini.” Camilleri, La mossa del Cavallo Nella storia narrata da Camilleri nel romanzo La mossa del cavallo, si fa riferimento alle vicende
realmente accadute in Sicilia nel 1877, relative all’applicazione della tassa sul macinato e alle indagini condotte dall’Ispettore Capo dei Mulini Bovara, che investiga su una serie di delitti.

Nel romanzo, che trae spunto da fonti storiche, si accenna al distretto gestito da tale Carcarò, che si estende da Santa Elisabetta a Canicattì, passando per Aragona, Comitini, Grotte, Racalmuto, Castrofilippo. In questo territorio si trovavano dieci mulini, quattro dei quali sappiamo essere nel
territorio castrofilippese. Ciò ne spiegherebbe la rilevanza e l’uso da parte degli abitanti dei territori limitrofi.

I mulini erano di proprietà dei Duchi di Castrofilippo i quali ottenevano il guadagno tenendo per loro un ottavo del macinato; la quinta parte di esso andava al Comune, che aveva il compito di curare la manutenzione tramite degli operai specializzati, noti come maestri dei corsi d’acqua.

Il più importante tra i tre mulini, che erano attivi tutto l’anno, era il Mulino d’Immiezzu in quanto era dotato di una macina più grande, che di conseguenza macinava una quantità di grano maggiore; tale mulino era inoltre gravato dal censo, pertanto annualmente destinava 500 onze per la
manutenzione della Chiesa Madre.

I mulini ad acqua furono utilizzati fino agli anni Trenta del ‘900, quando fu costruito il più moderno mulino cittadino del Sacro Cuore di Gesù da parte di Don Vincenzo Savatteri.

Testo a cura degl’operatori volontari del SCU Pro Loco Castrofilppo
Fonti:
-Calogero Serravillo
-Politecnico di Milano